Nella realtà attuale, dove tutto è in funzione del profitto e della relativa velocità (e voracità) nell’attuarlo, si sta perdendo l’orientamento: non si hanno più punti di riferimento e i valori che contano sembrano oggi pressoché scomparsi.
Ora, in questo contesto, può sembrare quasi un’utopia fermarsi e riflettere… E’ possibile gestire in modo più proficuo il proprio tempo? Magari anche riappropriandosi delle migliori esperienze vissute da chi ci ha preceduto?
Tra queste esperienze credo che le più significative siano da ricercare nel mondo contadino, del quale stanno scomparendo alcuni aspetti (se non sono già scomparsi).
Similmente alle varie manifestazioni folcloriche (etnomusicologiche o semplicemente rievocative) particolarmente in voga in quest’ultimo periodo, con “Percorsi della nostra memoria” ho voluto fissare in varie scene la vita e il lavoro che si svolgeva nelle nostre campagne (in particolare marchigiane) dove l’alternarsi delle stagioni scandiva e diversificava il lavoro dei campi.
In quel mondo l’umiltà, il rispetto, certi principi morali regnavano incontrastati, nonostante le inevitabili difficoltà che quella vita – semplice ma anche grama – portava con sé.
Tra le varie forme tecnico-artistiche che avrei potuto utilizzare, nel rappresentare questa vita campestre d’altri tempi, ho scelto quella dei plastici policromati, realizzandoli - in sintonia con la semplicità di quel mondo – con uno stile che, richiamandosi all’arte naïf, si potrebbe definire iperrealistico.
I materiali usati sono stati principalmente la creta (per i personaggi, gli animali, ecc.), il compensato (per le strutture murarie e alcuni attrezzi); per altri particolari: il ferro, il piombo, il plexiglas e vari tipi di legno. Il tutto è dipinto con colori ad olio.
Le varie piante, il fieno, ecc. sono “naturali”…; infine ho aggiunto le piccole luci elettriche per far risaltare meglio i vari ambienti.
Edgardo Mugnoz
Loreto, novembre 2000